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Arte a 360°

giovedì 2 settembre 2010

Chico Forti: un innocente condannato all'ergastolo.


Da tempo seguo la storia di un mio concittadino che per una serie di assurdità si ritrova recluso in America da ben 10 anni. Ha cambiato recentemente penitenziario ma la situazione è sempre tragica.  
Vorrei parlarvi meglio di lui ma vi rimando direttamente al sito ufficiale (perchè è fatto benissimo), per conoscere tutta la vicenda. Se volete e se potete vi chiedo di iscrivervi al suo gruppo su facebook ed invitare anche i vostri conoscenti a farlo. 
Il gruppo è stato creato da amici fedeli di Chico che non l'hanno mai abbandonato e spesso vanno pure a trovarlo. 
Contiamo di raggiungere i 100.000 iscritti per fargli una sospresa e dargli un po' di forza.
Da quando è in prigione ha subito di tutto e la lontananza dai figli, da Trento, dallo sport, dal mare e dalla mamma, hanno reso quello che era un giovane ragazzo pieno di vita, campione mondiale di surf e mille altre cose, un uomo di 42 anni, disperato ma forte come un leone. Purtroppo la legge americana non prevede una revisione del processo e se dall'Italia qualcosa non si muoverà, Chico uscirà solo morto da quel maledetto carcere.  Se volete, è possibile scrivergli direttamente o lasciare dei commenti su facebook che gli vengono sempre recapitati e che gli danno coraggio.  Vi riporto fedelmente la sua prima lettera, scritta dal penitenziario nel  settembre 2009,  e una volta a settimana,  anche le altre.                                                             
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In base al proverbio «Chi trova un amico trova un tesoro» da qualche tempo sono diventato ricco, ho scoperto migliaia di vecchi e nuovi amici grazie a Facebook. È proprio vero che «non è mai troppo tardi»... quando ormai pensavo che la gente si fosse dimenticata di me, ecco la piacevole sorpresa. Non esistono parole atte ad esprimere la mia gratitudine e le mie emozioni: avete ravvivato la fiamma della mia speranza. Fu detto che nei momenti di difficoltà non sono le malvagie parole dei nemici che più feriscono, ma il silenzio degli amici... Devo dire che in questo caso, cari amici, avete fatto un baccano infernale, un gran chiasso che si distingue anche in questo postaccio. Perché di postaccio si tratta! Un giorno c'è il sapone, un giorno non c'è; un giorno l'acqua è calda, il giorno dopo è gelida; un giorno ti obbligano a camminare in fila indiana all'interno di strisce gialle, due giorni dopo all'esterno. Insomma disorganizzazione totale, tanto che c'è da sospettare che l'amministrazione sia di origine italiana! Come potete leggere certo non mi manca il buon umore. Preferisco la barzelletta alla commiserazione. Il mio corpo è rinchiuso fisicamente, ma la mia mente galoppa in continuazione. Viaggia alle memorie del passato, ai bei tempi passati con gli amici. Il sistema giudiziario americano è fallimentare, non ho più alcun dubbio, è principalmente basato sulla punizione fisica e mentale, con ben poca attenzione alla riabilitazione. Di conseguenza il recidivismo è enorme. La gente entra, esce e rientra da questo posto come fosse un supermarket. Mancano le motivazioni, le basi per cambiare in meglio, per poter vivere all'interno di una società con regole basiche. Nei processi, quando i giudici errano, odiano ritrattare, odiano ammettere d'aver fatto uno sbaglio e coprono le spalle uno dell'altro, facendo barriera comune. Ci vuole un tsunami per aprire le porte. Se Dio vuole, voi siete il tsunami del momento! Chissà, forse Obama decide di assimilare qualche punto dal diritto latino, invece d'ammuffire con quello anglosassone. I pochi programmi di riabilitazione sono di rara utilità. La gente qui non ha nulla da fare. La televisione è regina. Alle 9 di mattina, la domenica, trasmettono i cartoni animati dei Ninja giapponesi (originalmente creati per la fascia d'età 8-12 anni). Nella sala comune, di fronte alla televisione, non c'è un posto a sedere libero. Tutti lì magnetizzati dall'arma del dottor Gobbels, come diceva Bonvi nelle sue Sturmstruppen! Pochi conoscono il rifugio della meditazione, e quelli che si perdono nelle reminescenze del passato, ricordano gli innumerevoli atti di violenza commessi. Sono cresciuti fin da bambini, con la violenza come unica forma di comunicazione. Adesso sono zombies, senza passato, senza futuro e senza una base di valori umani. Io cerco di aiutare, come posso, quel ristretto gruppo che ha sete d'apprendere, conoscere e migliorare il loro livello di vita. Quasi tutti qui sanno chi sono. Il «tam tam» di questi luoghi propaga le notizie alla velocità del suono. Parte di loro mi stima e rispetta, parte mi guarda con circospezione, e parte è totalmente indifferente. Grazie alla mia conoscenza delle lingue posso aiutare centrosud-americani ed haitiani con spagnolo e francese nei loro compiti di scuola. Molti mi chiedono di raccontare le mie avventure nei sette continenti; sembra loro impossibile che possa aver vissuto tanto intensamente, in così breve tempo. Una frase che mi è rivolta di sovente, sia da «marroni» che dagli «azzurri» è: «You don't belong here!» tradotta: «Tu non appartieni a questo posto!». E se è vero che un criminale sa riconoscere un altro criminale, mi fa piacere che un «esperto» mi giudichi innocente. Forse uno dei prosecutori o giudici del mio caso dovrebbe passare qualche giorno in questo posto ad «indottrinarsi in laboratorio». Questo è l'ottavo continente. La terra di nessuno dove l'unica legge che vale è quella del più forte. O sei predatore, e vivi con i predatori; o sei preda, e comunque vivi con i predatori. Le «prede» sono le formiche operaie per i lavori più utili. Nella classe predatoria ci sono varie «caste etniche», forse meglio note come ghenghe, che sono costantemente in lotta l'una contro l'altra. Le motivazioni sono molteplici, spesso banali: una parola sbagliata, una minestra liofilizzata prestata e non restituita, il cambiare canale televisivo, il turno del telefono. Le conseguenze sono quasi sempre catastrofiche, questi litigi infatti di rado terminano con una stretta di mano. C'è sempre la voglia, repressa o meno, di rivalsa, di vendetta. Nei litigi non ci sono limitazioni o regole d'onore. La conclusione però è sempre la stessa: l'inevitabile severa punizione delle guardie. Purtroppo il farsi rispettare è un elemento indispensabile alla sopravvivenza dell'individuo quando ti mancano di rispetto, incontrastati aprono le porte ad altri «bulli» per fare altrettanto... e diventi preda. Io sono un po' una mosca bianca, al centro di precari equilibri. Essendo l'unico italiano non ho un vero gruppo etnico di riferimento, tanto meno un gang. Insegno, quando posso, a coloro che lo richiedono e ne hanno bisogno. Passo dall'aiutare l'analfabeta a leggere e scrivere, allo spiegare dove è la posizione geografica della Sicilia. Molti collegano il fatto d'essere italiano con l'associazione ad un certo tipo di famiglia (Credevo fosse solo la polizia di Miami che lo desse per scontato!). Purtroppo più lo nego e più forte è la convinzione. Qualcuno mi chiama «Don Chico» e quando cerco di spiegare loro che non ho mai preso i voti ecclesiastici, replicano, impassibili: ma no, non quel don, quell'altro, quello delle proposte irrefutabili... stringendomi allo stesso tempo l'occhio (se ne hanno uno da stringere!) a garanzia della loro omertà. Mi ricordo ancora le parole di Mario Puzo (pace all'anima sua): «Caro Chico, le esperienze negative sono state l'essenza del mio successo». Forse questo serve d'auspicio. Mi rendo conto, adesso, come sia facile nel caos e nell'ignoranza, trasformare il popolo in un gruppo di pericolosi fanatici lobotomizzati. Basta che tu offra loro qualcosa in cui credere. Io, qui, ho quotidianamente la possibilità di lavarmi, ricevo tre pasti al giorno e una volta ogni tanto, una coscia di pollo. Più di rado un pezzo di fegato (anche se cotto alla Charlie Chaplin) e, per la Festa d'indipendenza americana il 4 luglio 2003, ho ricevuto una fettina d'anguria. Cerco di trovare positivismo anche nell'oscurità e rifletto sul fatto che ci sono due miliardi di persone che stanno peggio di me. Che non hanno da vestirsi o un luogo riparato per dormire, che non hanno tre pasti al giorno, che non sanno cosa sia la doccia calda e, tanto meno, l'anguria. Nel contesto universale potrei trovarmi in una situazione ancora più terribile. Eppure, in un secondo, rinuncerei a queste «comodità» per una notte sotto le stelle con i miei tre figli, sulla tolda di una barca a vela nel rollio dell'oceano. Jenna Bleu, la luce della mia vita, che con il viso sul mio petto, fissandomi negli occhi, mi dice: «Papà, so che una di quelle stelle è per noi». Quando ci parliamo al telefono Jenna Bleu spesso mi dice di tenere gli occhi aperti per gli arcobaleni, perché è sicura che ci ritroveremo alla base dell'arco. Spiritualmente Jenna Bleu è sempre qui con me, nel mio cuore, come lo siete anche voi vecchi e nuovi amici, che state aiutando questo cuore, che ha ancora tanto da dare, al battere regolarmente! Un abbraccio a tutti. Anche se virtuale. 
Chico Forti

13 commenti:

  1. Non conoscevo la storia di Chico e la sua drammatica vicenda..il mio pensiero va a lui ed alla sua famiglia che da tanto tempo ormai vive questa situazione drammatica...
    un bacio enorme Heidi

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  2. Heidi artista, Heidi sociale, Heidi babba natala... Quante versioni hai? :D

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  3. Ma tu lo conosci personalmente?
    Comunque a prescindere dalla veridicità o meno dei fatti, s'è messo lo stesso in un gran bel casino con l'albergo.

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  4. Non ero a conoscenza della storia di questa persona...sono rimasta basita nell'apprendere la vicenda e mi sono commossa leggendo la lettera che Chico ha scritto.
    Non ci sono parole per esprimere il dispiacere che ho provato e le lacrime continuano a scendere. La vita di quella persona è rovinata e adesso potrà pur essere un leone ma piano piano è molto probabile che quella voglia di lottre si affivolisca...
    Il modo in cui parla dei suoi figli è bellissimo, la sua voglia di libetà è toccante.
    Vorrei davvero poterlo aiutare.
    Grazie Heidi per avere condiviso questa storia!

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  5. @ LTfgg
    No, io non lo conosco personalmente però posso dirti che era ed è una persona stimata da tutti.Il quotidiano "L'Adige" gli dedica spesso degli articoli proprio perchè crede nella sua innocenza. Nessuno ha mai avuto dubbi su di lui. Il Giudice Imposimato ne ha fatto una battaglia personale perchè ritiene il processo una farsa e perchè venga liberato al più presto.Purtroppo ha sbagliato a dire, per paura, di non conosceva la vittima, ma credimi che aveva una vita talmente bella ed è talmente amante della libertà che non avrebbe avuto motivo di uccidere uno "sconosciuto".
    Chico ha sempre avuto soldi a disposizione perchè viene da una famiglia benestante e amata a Trento ed è un tipo che ci ha saputo fare con gli affari. Non vedo niente di male per il fatto che avesse deciso di comprare un albergo seppur così lontano dall'America. Era campione di Surf, aveva soldi e una famiglia pronta a seguirlo, chi non l'avrebbe fatto?
    Heidi

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  6. Se avete un profilo Facebook potete aderire ed invitare i vostri amici a farlo, è il modo più immediato che ha di sapere che non è solo,il suo amico Andrea gli comunica volta per volta di quanto aumentano i sostenitori, adesso il prossimo traguardo è 100.000 e non manca tanto. Il mio ovviamente è solo un suggerimento.
    Heidi

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  7. @ Rospo
    Ti ricordo che anche tu spesso da Rospo ti trasformi in Principe...

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  8. Certo. Se si ha la possibilità di investire è comprensibile che lo si faccia. No l'unico mio appunto è che forse a sbagliato a fidarsi così ciecamente di quelle persone. A me solo il fatto di sapere che l'uomo che è morto stava scappando dalla Malesia per non si sa quale ragione mi avrebbe messo mille pulci nell'orecchio. E' stato ingenuo da questo punto di vista ed è stato fregato. Certo che però è assurdo: è stato provato che all'ora dell'omicidio non era presente e gli hanno dato l'ergastolo! In Italia la gente che ammazza sul serio non si fa nemmeno un giorno di carcere. Non c'è giustizia! Non c'è proprio giustizia a questo mondo!

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  9. Una vicenda incredibile, che dimostra tutta la brutalità del sistema giudiziario americano.
    Non che il nostro scherzi, ma qui almeno è prevista la revisione del processo!
    Ora voglio informarmi meglio e vedere almeno di "passare" la voce.
    Infatti, per chi si trova in carcere la voce degli altri è spesso fonte di speranza e di forza.
    Grazie Simona per aver postato una lettera così toccante ed insieme, lucida.
    Un caro saluto.

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  10. @ LTfgg
    Concordo in pieno. Io spero vivamente che rifacciano il processo o che l'Italia si muova in qualche modo anche se il caso Amanda Knox non ci aiuta. Pensa che a Chico, prima della condanna definitiva, venne proposto uno "scambio di silenzi" tra stati. Ricordi quando due sciagurati marines americani, per mettere alla prova la loro idiozia tranciarono i cavi della funivia del Cermis perchè passarono con i loro sofisticatissimi aerei da ricognizione eseguendo una manovra azzardata e totalmente irregolare, che fece cadere la funivia causando la morte di ben 20 persone innocenti. Loro con solo un'ala dell'aereo leggermente danneggiata dal cavo, tornarono comodamente ad Aviano sani e salvi. Beh, Chico rifiutò indignato, CERTO di riuscire a dimostrare la sua innocenza.
    A volte ad essere troppo onesti si corre il rischio di marcire in galera.
    Che rabbia!

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  11. Gli auguro il meglio. Che riesca a dimostrare i fatti.
    Per il resto non ci sono proprio parole.
    E l'unica cosa da augurarsi sempre è di essere fortunati. Perché è questo che ci vuole purtroppo: fortuna!

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  12. @ Riccardo
    Grazie Riccardo, se deciderai di passare la voce farai di certo una gran cosa.
    Un bacione,
    Heidi

    @ LTffg
    E' proprio vero, purtroppo la vita può cambiare in un attimo. Un bacio cara

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  13. Cavoli non conoscevo questa storia. Lontano dalla città natale ma soprattutto lontano dai figli, speriamo che questa situazione possa risolversi davvero

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