A tutto tondo intorno al mondo
Blog dedicato all’arte contemporanea, al riciclo creativo, alla scultura, all’arredamento, al design, alla fotografia e a tanto altro ancora, con un occhio di riguardo alle forme tonde che ci circondano quotidianamente.
Un Blog dove trovare cibo per la mente, carezze per l'anima, idee originali e non, spunti per la vita quotidiana, pensieri artistici, sogni ad occhi aperti, desideri comuni, creatività lontane e abbracci non dati.
Arte a 360°
giovedì 12 giugno 2014
venerdì 24 dicembre 2010
S O N O I N C I N T A !!!!!!!!!!!!!!!
Mi hanno fatto ripetere l'esame questa mattina, ho avuto il risultato poco meno di un ora fa......................................SONO FELICISSIMIA, EMOZIONATISSIMA E GRATA ALLA SCIENZA E ALLA VITA PIU' CHE MAI!
Il mio test è assolutamente ed inequivocabilmente POSITIVO!
Grazie a tutti per il sostegno!
Vi auguro tutto il bene del mondo ed un Natale meraviglioso!!!!!!!!
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
giovedì 16 dicembre 2010
Ancora 4 giorni
Carissimi, prima di tutto voglio ringraziare tutti per essermi stati vicini anche con messaggi privati, siete stati molto importanti e ve ne sarò sempre grata.
Sono state settimane indescrivibili... le medicine mi hanno portato dei gravi problemi all'apparato digerente,non sono riuscita ad alimentarmi per giorni, le ovaie sono cresciute a dismisura invadendo e ostruendo l'intestino e ho sviluppato molti effetti collaterali dei farmaci compresa una sindrome molto grave e rara che però si è riusciti a tenere sotto controllo e a scongiurare il peggio, al momento ho un versamento nell'addome che mi ha causato un 'infezione che dopo il ricovero continuo a curare con gli antibiotici.
Di positivo voglio dirvi che il giorno che ho fatto l'espianto degli ovociti, dopo qualche ora dal risveglio mi è stato comunicato che ne avevo prodotto ben 24, il record della giornata tra le altre donne (3) che hanno fatto il prelievo ovocitario.
La notizia ci è stata prospettata come estremamente positiva, ma tre gioni dopo, quando siamo tornati all'ospedale per il transfer nell'utero ci hanno detto che solo 6 ovociti su 24 erano di buona qualità, di questi 6 ne sono stati fecondati prima 3 che non sono sopravvissuti al primo tentativo di fecondazione, gli ultimi 3 rimasti sono stati fecondati ma solo due sono arrivati al terzo giorno e mi sono stati impiantati.
Il momento dell' impianto è stato anticipato dall'arrivo del biologo che ci ha dato la foto dei due embrioni...........non potete immaginare che emozione, finalmente io e mio marito eravamo stati uniti creando due piccolissime vite.....tempo qualche minuto, mentre io e il mio amore ci stringevamo le mani, erano dentro di me.
Quante emozioni , quanti crolli, quanta sofferenza, quanta paura....ripagata da due puntini su una foto...indescrivibile.
Farò il test di gravidanza lunedì...non mi rimane che incrociare le dita e sperare.
Questa mattina sono stata per l'ennesima volta all'ospedale per i controlli di routine per via delle complicazioni ed il primario mi ha detto che se non dovessi rimanere incinta la mia salute dovrebbe ristabilirsi progressivamente e con un po' di pazienza, se invece dovessi rimanere incinta le cose peggiorerebbero e la situazione si riacutizzerebbe in modo significativo, detto ciò mi ha tranquillizzato dicendomi che loro sono attrezzati per far fronte a qualsiasi situazione.
E' inutile dirvi che spero di svegliarmi lunedì, sentire di stare peggio ma avere il mio bel test POSITIVO, a tutto il resto penseremo poi. Sono certa che capirete che sono giorni talmente stressanti che faccio una fatica disumana a comunicare con chiunque ma ho voluto farvi sapere come è andato questo periodo e così farò anche quando avrò il risultato del test.
Vi abbraccio tutti.
venerdì 26 novembre 2010
Intanto nevica
Non ho più forze, vivo le giornate cercando l'energia per arrivare alla sera, cerco negli angoli più reconditi della mente, scavo in cerca di pensieri positivi e mi aggrappo al senso di questo percorso, cerco e cerco ancora ma non trovo più nulla, sono fisicamente distrutta, mutata, dolorante e martoriata quotidianamente da cure troppo forti.
Sono stanca di soffrire e mancano ancora due settimane, settimane di cure, prelievi, punture sulla pancia gonfia segnata da vecchi interventi, una pancia che da settimane rifiuta il cibo, accusa ogni singolo farmaco che si deposita nello stomaco e brucia di dolore gonfia e stanca di contenere due ovaie che urlano PIETA'.
Mi ci sono voluti anni per riprendermi dalla malattia e adesso mi ritrovo a prendere dei farmaci che mi provocano tutti i problemi per cui ho combattuto, mi chiedo se sono stupida, chi me lo ha fatto fare, cosa mi è saltato in mente, perchè ho voluto osare così tanto senza avere neanche un valido margine di successo.
In queste condizioni potrò mai accogliere una vita? No.
Ormai vado avanti e non mollo perchè non avrebbe senso tutto ciò che ho fatto fino adesso ma non mi interessa più il risultato, voglio solo che finisca tutto il prima possibile.
Oggi che per la prima volta ho a che fare con la paura, mi sento persa.
E mentre spero che tutto abbia un senso, fuori nevica.lunedì 15 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
Un po' di me
L' iter per la fecondazione assistita procede, la strada però è sempre più faticosa sia per il corpo che per la mente -MA- vado avanti senza troppe chiacchiere.
Manca meno di un mese all' espianto degli ovociti e a giorni inizierò le cure ormonali più intensive e notoriamente più gravose, aggiungerò agli ormoni che già prendo un altro potente farmaco sotto forma di spray nasale e poi gradualmente altri ormoni.
Lo spray nasale in questione, si usa solo in due casi: il carcinoma prostatico per l'uomo(ovvio!) e la stimolazione ovarica preimpianto per la donna.
La cosa che trovo ingiusta è che all'uomo il farmaco viene passato dalla mutua, invece, alla donna no anche se si sottopone a terapie invasive ed estremamente rischiose come le mega cure ormonali, non c'è nulla da fare, se lo deve pagare.
Lungi da me mettere sullo stesso livello un tumore con la fecondazione assistita ma cavolo, anche una donna non affronta un percorso facile!
Lo spray nasale in questione, si usa solo in due casi: il carcinoma prostatico per l'uomo(ovvio!) e la stimolazione ovarica preimpianto per la donna.
La cosa che trovo ingiusta è che all'uomo il farmaco viene passato dalla mutua, invece, alla donna no anche se si sottopone a terapie invasive ed estremamente rischiose come le mega cure ormonali, non c'è nulla da fare, se lo deve pagare.
Lungi da me mettere sullo stesso livello un tumore con la fecondazione assistita ma cavolo, anche una donna non affronta un percorso facile!
E' giusto secondo voi ?
Intendiamoci, non sono certo i 40 euro a confezione a spaventarmi ma è il principio; possibile che si facciano discriminazioni in situazioni al limite come queste?
Intendiamoci, non sono certo i 40 euro a confezione a spaventarmi ma è il principio; possibile che si facciano discriminazioni in situazioni al limite come queste?
Neanche mi dovessi rifare la faccia con il botulino, dico io!
Comunque ieri sono stata al Centro a fare la visita con l'anestesista e ci siamo fatti anche un sacco di risate; sono fatta così, quando le cose si fanno più serie e difficili, dimentico la paura e mi esce fuori un umorismo...quasi grottesco che mi aiuta tantissimo.
E' la quinta volta che, per molteplici e svariati motivi..., entro in sala operatoria ma questa è la prima volta che ha a che fare con il "progetto figlio" ed è anche la prima che me la caverò solo con una blanda anestesia che consiste in 10 minuti di un gas che dovrebbe farmi dormire sonni tranquilli mentre chi fa le veci della cicogna si diverte a scovare ovociti nelle mie gigantesche e dolenti ovaie.
Ecco cari miei, questo è quanto!
Ci tenevo a farvi avere qualche notizia in più visto che ho deciso di condividere con voi piccoli frammenti del percorso, inoltre in questo modo è più facile capire perchè ultimamente la voglia di scrivere e pubblicare materiale scarseggi e non poco, sono presa da questa situazione dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, comunque, vi penso e vengo sempre dalle vostre parti a sbirciare e a lasciare qualche commento.
Vi abbraccio tuuuuuuuuuuutti e vi ringrazio!
Ecco cari miei, questo è quanto!
Ci tenevo a farvi avere qualche notizia in più visto che ho deciso di condividere con voi piccoli frammenti del percorso, inoltre in questo modo è più facile capire perchè ultimamente la voglia di scrivere e pubblicare materiale scarseggi e non poco, sono presa da questa situazione dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, comunque, vi penso e vengo sempre dalle vostre parti a sbirciare e a lasciare qualche commento.
Vi abbraccio tuuuuuuuuuuutti e vi ringrazio!
venerdì 5 novembre 2010
Il marchese P.
Il marchese P. è un personaggio molto particolare che ha fatto parte della cerchia di amicizie della mia famiglia per tantissimi anni.
In seguito ad un matrimonio fallito e due figli che, come padre, lo ritennero sempre troppo stravagante per via delle sue doti artistiche e poco affidabile a causa del suo innato bisogno di ritirarsi a vita privata per lunghi periodi all'anno, un giorno di tanti anni fa, fece i bagagli e dalla sua città natale si trasferì a vivere di rendita e tanta solitudine, in una splendida casetta su una collina fronte mare, lasciandosi alle spalle chilometri di terra e numerose miglia marine.
In seguito ad un matrimonio fallito e due figli che, come padre, lo ritennero sempre troppo stravagante per via delle sue doti artistiche e poco affidabile a causa del suo innato bisogno di ritirarsi a vita privata per lunghi periodi all'anno, un giorno di tanti anni fa, fece i bagagli e dalla sua città natale si trasferì a vivere di rendita e tanta solitudine, in una splendida casetta su una collina fronte mare, lasciandosi alle spalle chilometri di terra e numerose miglia marine.
Da quel momento, circa la metà degli anni '70, dedicò la sua vita alla lettura, al giardinaggio e ai suoi amatissimi cani che negli anni si susseguirono e lo amarono incondizionatamente, riconoscendo in lui il lato più umano e nobile che nulla aveva a che fare con il titolo nobiliare.
Il marchese P. , come amava farsi chiamare, mi colpì sempre per la sua straordinaria cultura, contornata a momenti da un'aria da esuberante sognatore e in altri da quella di un malinconico eremita, questo altalenarsi di stati d'animo e umori non sempre comprensibili, spesso mi fece pensare che le storie raccontate non fossero altro che frutto della sua fervida fantasia.
Il marchese P. , come amava farsi chiamare, mi colpì sempre per la sua straordinaria cultura, contornata a momenti da un'aria da esuberante sognatore e in altri da quella di un malinconico eremita, questo altalenarsi di stati d'animo e umori non sempre comprensibili, spesso mi fece pensare che le storie raccontate non fossero altro che frutto della sua fervida fantasia.
Nonostante nulla, da altre fonti, fosse mai trapelato del suo glorioso passato, delle innumerevoli avventure amorose con signorine e signore della Forlì bene degli anni '50 e '60, degli spettacoli teatrali in cui si esibiva da protagonista sia come attore che come cantante lirico, non misi mai in dubbio i suoi racconti, ogni singolo particolare rendeva ogni storia avvincente, degna di un best sellers, ed io ascoltavo tutto con enorme interesse.
Ho apprezzato in lui la volontà di raccontare non per ammaliare i suoi interlocutori ma per il gusto, a volte amaro, di ricordare eventi, episodi, aneddoti che colorarono la sua vita prima della grande svolta.
Spesso, quando mi recavo a casa sua a fargli visita, ho sempre cercato con lo sguardo delle foto ma non ne ho mai vista una, lui ha sempre sostenuto la tesi che i ricordi degni di essere annoverati tra quelli significativi, rimangono impressi nella memoria e non è necessario immortalarli perchè si corre il rischio di tralasciarne altri più importanti solo per non avere costantemente in tasca la macchina fotografica, a suo dire, questo finirebbe per falsare la storia personale di ognuno di noi.
...Pensandoci bene molti di noi hanno una foto che ci ritrae in una piazza accanto ad una fontana e magari non abbiamo una foto con il nonno mentre ci insegna ad andare in bicicletta...
Comunque...un giorno mi parlò della prima di un'opera lirica, che si tenne in un importante teatro di Bologna dove lui esordì come tenore, mi raccontò tutto nei minimi dettagli accennando anche qualche nota, mi confidò che quello fu lo spettacolo più importante della sua vita perchè nessuno della sua nobile famiglia tollerava il fatto che lui si concedesse all'arte senza pensare minimamente al fatto che così facendo, avrebbe tolto inevitabilmente lustro all'altisonante titolo nobiliare.
Testardo ed orgoglioso, decise di non farsi condizionare da nessuno, studiò la sua parte alla perfezione e per l'occasione si fece confezionare da una sartoria artigianale, una giacca di velluto di seta verde che nel '58 era un vero e proprio lusso, me la descrisse da cima a fondo: il colore della fodera, la forma delle tasche, l'etichetta dorata della sartoria, i bottoni costosissimi e la misura perfetta che indossava con una postura da vero nobiluomo.
Ad un certo punto del racconto, mentre mi elencava gli ospiti celebri intervallando i nominativi a esilaranti aneddoti legati ai momenti concitati nel retropalco, si soffermò ad osservare la mia espressione, quella di una persona completamente rapita dal racconto ed intenta ad immaginare ogni singolo dettaglio, così... si alzò di scatto e mi disse : "Scusa un attimo, per te posso farlo".
Dopo qualche minuto tornò con in mano la sua giacca di velluto di seta verde, che dopo oltre 40 anni era ancora splendida e luminosa nonostante i tantissimi anni trascorsi al buio in un armadio colmo di naftalina; finalmente una prova tangibile di una delle sue tante avventure, qualcosa da toccare che mi riportasse al suo passato e a vivere anche solo per un attimo l'emozione di quei momenti unici ed indelebili che tanto lo avevano segnato.
Mi diede modo di guardare e riguardare la giacca mille volte, mi affascinarono le cuciture fatte a mano, le asole perfette come due occhi che rivedevano la luce dopo tanti anni, quel velluto indescrivibilmente morbido e di un verde intenso almeno quanto quella serata, al teatro di Bologna, in quel lontano gennaio del 1958...che dire, ho sognato, immaginato, goduto degli applausi e dell'ovazione finale mentre tenevo tra le mani quel piccolo pezzo di storia di altri tempi, tempi lontani dai miei ma rivissuti come se fossi stata lì, una delle tante spettatrici presenti ed emozionate.
La sera, prima di salutarlo, mi disse: " Ma la giacca non la prendi, mi faresti felice se la prendessi perchè sono vecchio, sicuramente quando non ci sarò più finirà nella spazzatura e io vorrei che tu ne facessi qualcosa in modo che rimanga per sempre, non ho mai tenuto a conservare foto, lettere, regali ma questa giacca è molto importante per me e sarei felice di dartela perchè mai prima di oggi qualcuno ha dedicato così tanto tempo ed interesse ai miei racconti".
Rimasi di stucco, colpita da quello sguardo felice che per qualche ora, nelle sue stesse parole, aveva trovato il modo di allontanarsi dalla solitudine, di rivivere positivamente, come un nonno che parla ad una nipote, le storie che lo avevano reso l'uomo che ho conosciuto.
Presi la giacca con timore ed enorme imbarazzo, sentivo quel carico di responsabilità e di fiducia riposte in me come una montagna sulle spalle, ma non volevo deluderlo.
Arrivata a casa la osservai nei minimi dettagli e mi resi conto che tutti gli anni dentro l'armadio avevano rovinato in diversi punti il tessuto tanto da rendere le tasche, il collo, i bordi e i polsini rovinati dal lungo periodo trascorso dentro un porta giacca di tela troppo stretto che a lungo andare aveva rovinato il velluto fino a farlo "spelacchiare" . Decisi allora di non volerla riporre nuovamente nell'armadio nell'attesa che si logorasse del tutto, così, la ritagliai completamente, eliminai l'interno e le parti rovinate e ne ricavai degli scampoli meravigliosi.
Con quella stoffa in mano ebbi modo di pensare a lungo e mi ricordai che il marchese P. fiero della sua vita da artista un po' folle, poeta incompreso e uomo perennemente in contrasto con il concetto d'amore, padre di figli venali quanto anaffettivi, non rimpiangeva nulla se non un Natale trascorso in famiglia.
Mi disse che da bambino erano le tate a prendersi cura di lui mentre i genitori erano intenti a ricevere ospiti e parenti per il cenone della vigilia, e da adulto aveva sposato una donna che non amava festeggiare il Natale e l'albero o il presepe erano banditi da casa perchè fonte di polvere e disordine...
Da quel momento in poi, fu chiaro nella mia mente che avrei utilizzato quell'incantevole velluto con l'assoluta volontà di valorizzarlo il più possibile e renderlo un simbolo, dello spaccato di vita non vissuto, di una persona straordinaria.
Ho apprezzato in lui la volontà di raccontare non per ammaliare i suoi interlocutori ma per il gusto, a volte amaro, di ricordare eventi, episodi, aneddoti che colorarono la sua vita prima della grande svolta.
Spesso, quando mi recavo a casa sua a fargli visita, ho sempre cercato con lo sguardo delle foto ma non ne ho mai vista una, lui ha sempre sostenuto la tesi che i ricordi degni di essere annoverati tra quelli significativi, rimangono impressi nella memoria e non è necessario immortalarli perchè si corre il rischio di tralasciarne altri più importanti solo per non avere costantemente in tasca la macchina fotografica, a suo dire, questo finirebbe per falsare la storia personale di ognuno di noi.
...Pensandoci bene molti di noi hanno una foto che ci ritrae in una piazza accanto ad una fontana e magari non abbiamo una foto con il nonno mentre ci insegna ad andare in bicicletta...
Comunque...un giorno mi parlò della prima di un'opera lirica, che si tenne in un importante teatro di Bologna dove lui esordì come tenore, mi raccontò tutto nei minimi dettagli accennando anche qualche nota, mi confidò che quello fu lo spettacolo più importante della sua vita perchè nessuno della sua nobile famiglia tollerava il fatto che lui si concedesse all'arte senza pensare minimamente al fatto che così facendo, avrebbe tolto inevitabilmente lustro all'altisonante titolo nobiliare.
Testardo ed orgoglioso, decise di non farsi condizionare da nessuno, studiò la sua parte alla perfezione e per l'occasione si fece confezionare da una sartoria artigianale, una giacca di velluto di seta verde che nel '58 era un vero e proprio lusso, me la descrisse da cima a fondo: il colore della fodera, la forma delle tasche, l'etichetta dorata della sartoria, i bottoni costosissimi e la misura perfetta che indossava con una postura da vero nobiluomo.
Ad un certo punto del racconto, mentre mi elencava gli ospiti celebri intervallando i nominativi a esilaranti aneddoti legati ai momenti concitati nel retropalco, si soffermò ad osservare la mia espressione, quella di una persona completamente rapita dal racconto ed intenta ad immaginare ogni singolo dettaglio, così... si alzò di scatto e mi disse : "Scusa un attimo, per te posso farlo".
Dopo qualche minuto tornò con in mano la sua giacca di velluto di seta verde, che dopo oltre 40 anni era ancora splendida e luminosa nonostante i tantissimi anni trascorsi al buio in un armadio colmo di naftalina; finalmente una prova tangibile di una delle sue tante avventure, qualcosa da toccare che mi riportasse al suo passato e a vivere anche solo per un attimo l'emozione di quei momenti unici ed indelebili che tanto lo avevano segnato.
Mi diede modo di guardare e riguardare la giacca mille volte, mi affascinarono le cuciture fatte a mano, le asole perfette come due occhi che rivedevano la luce dopo tanti anni, quel velluto indescrivibilmente morbido e di un verde intenso almeno quanto quella serata, al teatro di Bologna, in quel lontano gennaio del 1958...che dire, ho sognato, immaginato, goduto degli applausi e dell'ovazione finale mentre tenevo tra le mani quel piccolo pezzo di storia di altri tempi, tempi lontani dai miei ma rivissuti come se fossi stata lì, una delle tante spettatrici presenti ed emozionate.
La sera, prima di salutarlo, mi disse: " Ma la giacca non la prendi, mi faresti felice se la prendessi perchè sono vecchio, sicuramente quando non ci sarò più finirà nella spazzatura e io vorrei che tu ne facessi qualcosa in modo che rimanga per sempre, non ho mai tenuto a conservare foto, lettere, regali ma questa giacca è molto importante per me e sarei felice di dartela perchè mai prima di oggi qualcuno ha dedicato così tanto tempo ed interesse ai miei racconti".
Rimasi di stucco, colpita da quello sguardo felice che per qualche ora, nelle sue stesse parole, aveva trovato il modo di allontanarsi dalla solitudine, di rivivere positivamente, come un nonno che parla ad una nipote, le storie che lo avevano reso l'uomo che ho conosciuto.
Presi la giacca con timore ed enorme imbarazzo, sentivo quel carico di responsabilità e di fiducia riposte in me come una montagna sulle spalle, ma non volevo deluderlo.
Arrivata a casa la osservai nei minimi dettagli e mi resi conto che tutti gli anni dentro l'armadio avevano rovinato in diversi punti il tessuto tanto da rendere le tasche, il collo, i bordi e i polsini rovinati dal lungo periodo trascorso dentro un porta giacca di tela troppo stretto che a lungo andare aveva rovinato il velluto fino a farlo "spelacchiare" . Decisi allora di non volerla riporre nuovamente nell'armadio nell'attesa che si logorasse del tutto, così, la ritagliai completamente, eliminai l'interno e le parti rovinate e ne ricavai degli scampoli meravigliosi.
Con quella stoffa in mano ebbi modo di pensare a lungo e mi ricordai che il marchese P. fiero della sua vita da artista un po' folle, poeta incompreso e uomo perennemente in contrasto con il concetto d'amore, padre di figli venali quanto anaffettivi, non rimpiangeva nulla se non un Natale trascorso in famiglia.
Mi disse che da bambino erano le tate a prendersi cura di lui mentre i genitori erano intenti a ricevere ospiti e parenti per il cenone della vigilia, e da adulto aveva sposato una donna che non amava festeggiare il Natale e l'albero o il presepe erano banditi da casa perchè fonte di polvere e disordine...
Da quel momento in poi, fu chiaro nella mia mente che avrei utilizzato quell'incantevole velluto con l'assoluta volontà di valorizzarlo il più possibile e renderlo un simbolo, dello spaccato di vita non vissuto, di una persona straordinaria.
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